Governance dei porti e impatto della crisi sullo shipping al centro dell'Assemblea di Federagenti
Gallo: «la situazione odierna suscita nuovamente preoccupazioni molto serie»
«Per la prima volta siamo quasi tutti d'accordo sulle strategie e sulla visione». Probabilmente questa impressione, colta da Filippo Gallo a conclusione dei lavori della 62ª assemblea generale di Federagenti tenutasi stamani a Stintino (Sassari), è un poco ottimista. Certo è una frase di circostanza. Ma forse questa positiva sensazione appare volta a controbilanciare la preoccupazione per uno scenario economico che sembra non riuscire a scrollarsi di dosso il fardello caricato da una crisi che dal 2009 allarma tutte le aziende, incluse quelle del comparto dello shipping come le agenzie marittime e le società di mediazione marittima che fanno capo alla federazione nazionale Federagenti.
«La situazione odierna - ha confermato il presidente della federazione, Filippo Gallo in apertura dei lavori - suscita nuovamente preoccupazioni molto serie». La sua relazione all'assemblea illustra i passi avanti compiuti dal settore marittimo rispetto all'apice della crisi economica globale, ma evidenzia anche le criticità tuttora esistenti che inducono a mantenere alta la guardia, come ad esempio il ritorno a rate di nolo insostenibili nel settore del trasporto containerizzato.
Gallo ha chiesto alle istituzioni concretezza nella risoluzione dei problemi ed interventi di efficientamento del sistema quale, ad esempio, la definizione «di un nuovo ventaglio di competenze per l'Autorità Marittima». Gli agenti marittimi - ha spiegato - hanno l'esigenza di confrontarsi con pochi interlocutori, meglio ancora con un unico soggetto equiparabile allo Sportello Unico Doganale previsto dal Piano Nazionale della Logistica.
Che lo shipping non sia ancora fuori dalle secche lo testimoniano situazioni di crisi come quella innescata dal rincaro delle tariffe dei traghetti che collegano la Sardegna con il continente. Da una parte gli armatori spiegano che l'aumento dei prezzi è stato causato dai maggiori oneri determinati principalmente dal rialzo del costo del bunker. Dall'altra l'ente regionale sardo accusa le compagnie armatoriali di aver costituito un cartello danneggiando così l'economia dell'isola e utilizza la Saremar, compagnia che è passata sotto il controllo della Regione, per offrire ai sardi e ai vacanzieri servizi marittimi low cost.
Il problema del rincaro delle tariffe dei traghetti è stato affrontato oggi nel corso dell'assemblea da Giancarlo Acciaro, presidente dell'Associazione degli Agenti Marittimi della Sardegna, che ha espresso gratitudine e sostegno alla Regione Sardegna per l'iniziativa posta in atto con la nuova politica commerciale e operativa della Saremar ed ha esortato l'ente regionale ad ampliarla anche al segmento delle merci. «La formazione di una flotta sarda - ha detto Acciaro - è infatti uno strumento molto efficace per calmierare i costi del trasporto. Mi auguro che quest'impegno possa continuare e trovare una soluzione anche per il traffico merci gravato da tariffe ancora troppo esose e penso ad un tavolo fra pubblico e privato dove poter proporre soluzioni operative».
Da parte sua Valeria Novella, presidente del Gruppo Giovani Armatori di Confitarma, ha preferito non intervenire nel merito, mentre anche per Paolo Piro, presidente dell'Autorità Portuale Nord Sardegna, il rialzo dei costi del combustibile non giustifica l'incremento delle tariffe dei traghetti.
Un intervento di tenore quasi pre-elettorale quello del sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Bartolomeo Giachino, che ha rivendicato l'azione del governo con l'obiettivo dello sviluppo infrastrutturale della nazione. Il sottosegretario ha lanciato un allarme per il possibile cambiamento dello scenario: evidenziando la richiesta all'UE di revoca dei finanziamenti europei per il Corridoio 5 da parte del nuovo sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, Giachino ha messo in guardia per il possibile ritorno ad un nuovo blocco delle opere come quello determinato dal cosiddetto "emendamento Libertini" alla legge 492 del 1975 che fermò per 25 anni la costruzione di nuove autostrade in Italia.
Accuse al governo sono invece giunte dal presidente dell'Associazione dei Porti Italiani (Assoporti), Francesco Nerli, anche per il sostegno "senza se e senza ma" offerto sinora agli autotrasportatori, comparto - ha dichiarato - che costituisce «un cappio al collo della logistica». «Spendiamo cifre elevate ogni anno - si è chiesto Nerli - senza chiedere loro: ma vi riorganizzate almeno un pochino?».
Nerli ha inoltre esortato il governo a chiudere finalmente il capitolo della revisione della legge di riforma portuale 84/94 che si protrae ormai da nove anni e che - ha ricordato - è sfociato in un testo bipartisan che dice che bisogna assegnare l'autonomia finanziaria alle Autorità Portuali. Il presidente di Assoporti si è soffermato anche sul modello di governance dei porti auspicando uno snellimento dei Comitati Portuali riassegnando al loro interno un ruolo di maggioranza al pubblico rispetto al privato, ribaltando così il rapporto tra le due parti introdotto dal decreto di Publio Fiori del primo governo Berlusconi.
Il presidente di Assoporti ha quindi criticato la recente decisione dell'esecutivo di permettere la riduzione dell'importo delle tasse di ancoraggio per consentire agli hub di transhipment italiani di fronteggiare la concorrenza dei porti nordafricani, riduzione che - aveva evidenziato in precedenza anche Filippo Gallo - «non ha in realtà alcuna efficacia sugli scali di transhipment». Nerli ha raffrontato quanto avvenuto nei porti di Tanger Med e di Gioia Tauro: lo scorso anno - ha spiegato il presidente di Assoporti - Tangeri ha movimentato 20 milioni di tonnellate di merci containerizzate riscuotendo 60,6 milioni di euro, mentre Gioia Tauro ha totalizzato un traffico di 30 milioni di tonnellate incassando 12,5 milioni di euro. «Ergo - ha rilevato Nerli - il nostro transhipment non è in difficoltà per i canoni e le tasse». Il risultato - ha aggiunto - è che «non hai fatto pagare le tasse e hai rimpinguato le casse di quelle aziende che se ne vanno comunque».
Secondo il direttore generale della direzione generale per i Porti del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Cosimo Caliendo, la normativa per abbattimento delle tasse portuali ha l'obiettivo di dare una mano ai porti di transhipment, ma - ha osservato - da sola non basta e il suo effetto è stato limitato dalla concorrenza porti nordafricani.
B.B.
Data pubblicazione